Dimenticate il solito funerale: in giro per il mondo, è pieno di rituali alternativi che un po’ sorprendono e un po’ emozionano. Sono funerali che si spingono ben oltre la classica cerimonia in chiesa, e poi la cremazione o la sepoltura al camposanto, e a raccontarli è l’antropologa Kelli Swazey.
È stata lei a parlarne al sito Ted, portando testimonianza di quei funerali che, in Indonesia, riguardano tutto il villaggio, durano da qualche giorno a intere settimane e prevedono il sacrificio di un bufalo. Un gesto, questo, che può arrivare anche molti anni dopo la morte del defunto: quando muore qualcuno, la sua famiglia mette da parte tutti i soldi necessari per dargli un degno fine vita, e solo quando ha raccolto abbastanza può procedere al sacrificio. Fino a quel momento, non si parla di “defunto” ma di “persona malata o addormentata”: il suo corpo rimane in una stanza speciale all’interno della casa, e la famiglia deve simbolicamente prendersi cura di lui.
A New Orleans, in Louisiana, il funerale avviene invece a tempo di jazz, e combina insieme elementi della cultura africana, francese e afro-americana. Dapprima, la band suona una sorta di lamento pieno di dolore; quando il corpo viene sepolto, la musica cambia, punta su note allegre, ed ecco che si scatenano i balli.
In Corea del Sud, una legge introdotta nel 2000 obbliga le famiglie del defunto sepolto a rimuovere la tomba dopo 60 anni: lo spazio nei cimiteri è poco, e la cremazione è diventata così la scelta più popolare. Tuttavia, poiché non sempre le famiglie vogliono che un loro caro sia ridotto in cenere, sono nate aziende che trasformano i resti del defunto in perline turchesi, rosa o nere, somiglianti a vere e proprie gemme.
Infine, negli Stati Uniti, sempre più famiglie optano per una sepoltura eco-friendly. Come funziona? Si saltano i processi di imbalsamazione e, al posto di una tomba in cemento armato, se ne sceglie una biodegradabile, progettata per decomporsi nel terreno. E, per chi non si accontenta, ecco l’opzione più estrema: trasformare i resti del defunto in una sfera da attaccare ai coralli, nel cuore dell’oceano, così da creare un habitat naturale per la vita marina.