Tra le storie che più affascinano vi sono, da sempre, le storie di fantasmi. Spettri che, con intenzioni più o meno buone, vagano per case infestate e cimiteri spaventando i vivi e producendo rumori sinistri. A Barbados, isola dei Caraibi orientali, si narra ad esempio la storia di un’intera famiglia, la famiglia Chase.
Qui, sul mare delle Antille e tra le lapidi sparse nel verde come la tradizione anglosassone vuole, vi è una cappella costruita nel Millesettecento che ha in sé il mistero. E che ha un fascino decisamente sinistro, esattamente come sinistro era l’uomo che – nel XIX secolo – quella cappella la acquistò: il colonnello Thomas Chase, severissimo padre e padrone crudele coi suoi schiavi. Realizzata con blocchi di corallo e di cemento, la cappella era chiusa con una porta in marmo che richiedeva la forza di sei uomini per essere aperta; la cripta si trovava qualche metro sotto il terreno, ed era destinata ad accogliere i defunti. Quando Chase la acquistò vi era già sepolta in una semplicissima bara di legno Thomasina Goddard, e il colonnello decise di non rimuoverla.
Nel 1808, la figlioletta di Thomas Chase, Mary-Anne, morì tragicamente. Fu sepolta qui, in quella cappella diventata nel frattempo una tomba di famiglia, all’interno di una cassa di piombo. Quattro anni dopo, anche la sorella Dorcas scomparve. I motivi non si conobbero mai fino in fondo: ciò che è noto è che la piccola era vittima degli abusi del padre, tanto che si raccontava in paese che fu proprio lei a lasciarsi morire, di fame e di freddo. Un anno dopo, Thomas Chase si tolse la vita. E fu seppellito anche lui qui, accanto alle figlie, chiuso in un feretro metallico che solamente otto uomini riuscirono a fatica a trasportare. Dove sta il mistero? Leggenda vuole che, nel seppellire il colonnello, la famiglia si accorse che le tombe delle bambine erano state spostate: la tomba della maggiore si trovava dritta in piedi, contro una parete, e così pure quella di Mary-Anne giaceva contro un muro. Nulla era stato però trafugato, e i corpi erano ancora lì. Si pensò dunque all’azione di un vandalo, e si decise di sigillare la porta con ancor più fermezza.
Anni dopo, in occasione di un altro funerale, il mistero si ripeté: tutte e tre le tombe furono rinvenute sparse nella cripta, senza logica. Mentre la bara della signora Goddard era rimasta immobile. Nessuno riuscì a spiegarsi quegli spostamenti, e tra la popolazione locale iniziarono a diffondersi paura e superstizioni: c’era chi parlava di magia nera, di maledizioni, di fantasmi. Chi sosteneva d’aver sentito gemiti agghiaccianti, o visto cavalli impazzire al passaggio dal cimitero. Tanto più che, ad ogni apertura, gli spostamenti si ripetevano. Fu persino condotta un’indagine, che rilevò come non vi fossero aperture né passaggi sotterranei, e come le mura e il tetto fossero solidi e senza crepe. Sul pavimento fu dunque sparsa della sabbia, per raccogliere le impronte di eventuali intrusi. Otto mesi dopo, si aprì di nuovo la tomba per esaminarla: i feretri erano stati spostati, ancora una volta. Ma non vi era alcuna impronta. E, ancora oggi che le bare sono state spostate e la cappella è rimasta vuota, nessuno sa spiegarsi quel mistero: che i suoi “abitanti” non potessero davvero convivere lì, uno accanto all’altro? Sembrerebbe proprio così.